L'annunciazione

01.11.2013 09:14

Benedetto XVI nel secondo capitolo del libro sull’infanzia del Signore commenta l’evento dell’annunciazione. L’angelo Gabriele va da una donna di Nazaret, sposa di un uomo di nome Giuseppe, e la saluta: “Rallegrati, Maria!” (Lc 1,28). Il Papa osserva: “Con questo augurio dell’angelo – possiamo dire – inizia, in senso proprio, il Nuovo Testamento”. Viene in mente come il Vangelo è essenzialmente Buona Novella, messaggio di gioia, e l’annuncio dato ai pastori nel Natale è esplicito: “vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10). E’ bello sottolineare questo invito a rallegrarsi che apre ad accogliere l’Incarnazione del Signore. E’ poi da considerare come nel saluto angelico alla Madre “gioia e grazia vanno insieme”. Dio non ha dimenticato la sua promessa fatta a Davide e il nome stesso di Gesù è pieno di significato: viene il Salvatore, Dio che salva. Osserva il Santo Padre: “Maria appare come una donna coraggiosa, che, anche di fronte all’inaudito, mantiene l’autocontrollo. Al tempo stesso, è presentata come donna di grande interiorità, che tiene insieme il cuore e la ragione e cerca di capire il contesto, l’insieme del messaggio di Dio”. Diventa così “immagine della Chiesa che riflette sulla Parola di Dio”.

Sulla questione di come avviene il concepimento, il Papa scrive una pagina interessante che illumina e prende posizione sul rapporto della sposa con lo sposo Giuseppe. “Enigmatica è per noi la seconda reazione di Maria. In seguito alla titubanza pensierosa con cui ella aveva accolto il saluto del messaggero di Dio, l’angelo, infatti, le aveva comunicato la sua elezione a diventare la madre del Messia. Allora Maria pone una breve, incisiva domanda: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34). Nota poi che nei secoli ci sono state varie interpretazioni, ma nessuna abbastanza convincente. “A partire da Agostino la questione è stata spiegata nel senso che Maria avrebbe fatto un voto di verginità e avrebbe attuato il fidanzamento solo per avere un protettore della sua verginità. Ma questa ricostruzione fuoriesce totalmente dal mondo del giudaismo dei tempi di Gesù e sembra impossibile in tale contesto”. Tanto più, aggiunge che “secondo l’uso giudaico, il fidanzamento veniva espresso unilateralmente dall’uomo, e alla donna non si chiedeva il consenso”. E’ un’ipotesi dunque da scartare, ma anche l’esegesi moderna non ha trovato un’idonea soluzione. Permane quindi il “mistero” di tale frase. Rimane però il fatto che, dopo la caduta dei protogenitori, ora Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo. E bussa alla porta di  una nuova coppia: Maria e Giuseppe.

Angelo Catapano (continua)